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Come hanno vissuto la sconfitta? Che ne hanno fatto della loro miseria e della loro bruttezza? Intrappolate nei progetti e nei voleri della madre, hanno continuato a vivere senza mai davvero guardarsi dentro, nell’attesa che anche per loro un giorno sarebbe arrivato qualcuno a salvarle. E, nel mentre, sono invecchiate, incapaci di ripensarsi, di recidere il cordone ombelicale che le tiene ancorate alla madre che le vuole tutte per sé.

Lo spettacolo si apre con la morte della madre, con l’improvvisa presa di coscienza di essere finalmente libere. Ma per due persone che la libertà non
l’hanno mai conosciuta, cosa significa poter fare tutto quello che desiderano?

Soprattutto, cosa significa desiderare, affrontare la vita?
Ed è a partire da queste domande che abbiamo costruito Sorellastre.

Scegliendo la cifra del grottesco, abbiamo messo le due protagoniste nella condizione di poter finalmente iniziare la loro vita nella vecchiaia, scoprendo,
però, che non avevano i mezzi per affrontarla. Lo spettacolo si sviluppa tra comicità e crudeltà nella loro ricerca del coraggio necessario per varcare la soglia di casa, separarsi e lanciarsi nell’ignoto, come si fa, cioè, quando si inizia a vivere davvero.

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